lunedì 31 dicembre 2018

They Live! Essi Vivono! 1988-2018

Allo scadere del 2018, un omaggio al trentennale del film 'They Live', 'Essi Vivono', di Carpenter (1988). Un film distopico, visionario, alienante, che mostra come la 'realtà' che tutti i giorni vediamo e subiamo non sia altro che una colossale menzogna che serve solo a coprire gli abusi e lo sfruttamento di interi popoli da parte di ristrette caste di privilegiati.
Fin dalle prime immagini Carpenter ci mostra una realtà dipinta con tinte vivide, la società americana di fine anni ‘80, dal punto di vista dei non privilegiati, con il protagonista, John Nada, spaesato che vaga in una Los Angeles turbocapitalista in cerca di un lavoro, tra zone suburbane e comunità disagiate di un’America lasciata ai margini dal capitalismo e dalla sua folle corsa basata sull'avidità. Da lì, la scoperta del grande complotto ai danni dell’uomo e della sua libertà il passo è breve. Nada, grazie all'utilizzo di preziosi occhiali rivelatori, diventa cosciente che una 'razza aliena' si sta nascondendo fra gli esseri umani utilizzando il capitalismo come forma di controllo sociale, non andando poi tanto oltre a quella che è la realtà odierna. Un film forse più attuale oggi che mai. Un capolavoro!









sabato 24 novembre 2018

NO al Global Compact!

L'Italia NON deve firmare questo ennesimo trattato scellerato di cui nessuno, guarda caso, parla! Come era per il TTIP! Il Global Compact, trattato ONU che il governo -presunto sovranista- Conte è prontissimo a sottoscrivere,  determina la caduta di ogni possibile distinzione tra 'profughi' e 'migranti economici'. Ovvio immaginare l'impatto che tale pericolosissimo trattato avrà per le nazioni: la scomparsa de facto delle frontiere! Ossia, l'apertura a chiunque, senza possibilità di fermare chicchessia! Il mondialismo al suo top, come da sempre desiderano i poteri forti globali. 
QUESTO PATTO CRIMINALE NON DEVE ESSERE SOTTOSCRITTO DALL'ITALIA!

Fate sentire la vostra voce, andate a firmare la petizione contro questo ennesimo atto nefando verso la nostra Nazione e il nostro Futuro:

sabato 6 ottobre 2018

Per lo Stato Sociale!

"E' essenziale collegare l'azione di difesa e ampliamento dello Stato Sociale e dei Diritti con un programma anticapitalistico contro la crisi che indichi una soluzione alternativa, rispondente alle esigenze sociali, in aperta collisione con le compatibilità del capitale" (riv. Rosso è Nero, ottobre 1999).


lunedì 24 settembre 2018

La Comunità NR eporediese ricorda Ian Stuart Donaldson!

A 25 anni di distanza dalla tragica scomparsa (24 settembre 1993), militanti NR eporediesi hanno esposto uno striscione per ricordare Ian Stuart Donaldson, fondatore, cantante e frontman degli Skrewdriver e guida carismatica del movimento underground Rock Against Communism. R.i.P. ISD!







domenica 9 settembre 2018

Rock Against Capitalism!

Ian Stuart Donaldson about capitalism:

giovedì 5 luglio 2018

Disoccupazione ad Ivrea ed eporediese: sfatiamo alcuni miti.


Nonostante certe trionfali dichiarazioni dei precedenti governi il Belpaese, nonostante rimanga la seconda potenza manufatturiera in Europa, si conferma saldamente ai primi posti nella classifica europea dei paesi col maggior numero di disoccupati.
Mentre a livello nazionale finalmente pare che almeno a livello di discorso generale qualcosa si muova, per quanto in maniera molto limitata, localmente parlando sembra che la questione non sussista: si sente poco parlare di disoccupazione ad Ivrea, come se la faccenda fosse limitata ad aree marginali e di poco conto. Nonostante un certo disinteresse dell’amministrazione comunale in uscita per questo problema, purtroppo la nostra zona non sfugge a questa tremenda realtà, come mostrano i dati relativi ai numeri:


Un problema sociale enorme, con situazioni di disagio piuttosto marcate! A cui non si è neppure tentato di dare risposte, neppure di basso respiro. Oltretutto, c’è anche da notare come i dati mostrino una realtà che stride duramente con la narrazione (propaganda) a cui siamo sottoposti da tempo, ossia che la disoccupazione sia un problema limitato meramente ai ‘giovani’. Se si esaminano le varie classi di età, non è possibile non notare, dai numeri, che le classi messe peggio sono quelle relative agli over-35:


La disoccupazione per gli over-35 è una piaga sociale che nasce da una DISCRIMINAZIONE in atto, di cui ancora non esiste piena consapevolezza nella società. Il numero dei disoccupati tra i 35 ed i 65 anni è in costante aumento (in Italia le stime indicano circa 3 milioni e 500 mila individui, tra disoccupati ed inattivi). Le offerte di lavoro, le poche disponibili, sono quasi esclusivamente riservate agli under 35. E’ nella fascia tra i 35 e i 49 anni che si è avuta la crescita maggiore della condizione di povertà tra 2015 e 2017, fino ad oggi. Né giovani, né anziani. Persone che dopo aver superato il passaggio infernale dell’ingresso nel mercato del lavoro, per colpa di precarizzazione e licenziamenti non riescono a stabilizzarsi. Non a caso, in questa fascia d’età si raccoglie il maggior numero di disoccupati di lunga durata. Tra chi ha più di 35 anni e non ha un lavoro, in Italia più di un milione sono alla ricerca da più di un anno (l’Italia ha cifre di disoccupati cronici paurose: sei disoccupato, resti disoccupato! Abbiamo un numero di ‘SCORAGGIATI’ che è tre volte superiore alla media europea!). Una situazione che non dovrebbe essere trattata con leggerezza, visto che si tratta di fasce di età nelle quali la mancanza di reddito può pesare fortemente rispetto alle necessità di sostentamento delle famiglie, in un paese dove follemente non esistono, a differenza del resto d’Europa, forme di sostegno di lungo periodo ai disoccupati, nel mentre l’età pensionabile che si alza sempre più.
A questo punto le possibilità sono due: o si continua, come è stato fatto finora, a disinteressarsi del problema, con conseguenze disastrose, o lo si comincia ad affrontate seriamente (ossia non come è stato fatto col REI del precedente governo, misura inutile e inefficiente), con interventi radicali (magari cominciando anche a usare meglio i Fondi Europei), puntando sia a livello locale che nazionale sulla GIUSTIZIA SOCIALE e intervenendo per ridurre le DISCRIMINAZIONI che colpiscono molti italiani ed eporediesi! 



mercoledì 20 giugno 2018

Basta discriminazioni: DIRITTI AGLI ITALIANI!

Quanto emerge dal Rapporto Coldiretti di pochi giorni fa mostra una situazione sempre più allarmante: nel 2017 2,7 milioni di italiani sono stati costretti a ricorrere all’aiuto altrui per poter mangiare. 
Il rapporto sottolinea come sempre più “nuovi poveri” (disoccupati, pensionati, famiglie con bambini) ricorrano alle mense per indigenti o ai pacchi alimentari. Tra le categorie più deboli figurano senza dubbio i DISOCCUPATI, 455mila bimbi di età inferiore ai 15 anni, 200mila anziani over 65 e 100mila senza fissa dimora
Nel mentre l'unico focus per molte forze politiche sono ormai solo più immigrati e profughi, milioni di ITALIANI finiscono ai margini, dimenticati da tutti, i cui più elementari Diritti vengono cancellati senza pietà! Così non si può andare avanti. 
Non è possibile che gli ultimi arrivati abbiano più diritti degli autoctoni e che ricevano più dei Cittadini italiani! 
Quindi noi chiediamo: che i cittadini italiani in situazione di bisogno o disagio o povertà inizino a ricevere immediatamente quanto previsto per i 'profughi', ossia che vengano erogati 35 euro giornalieri (pocket money compreso) per tutti gli italiani disoccupati, per i senza tetto, per le famiglie in stato di povertà, per gli anziani che non arrivano a fine mese. 
Non è giusto che ci siano DISCRIMINAZIONI contro i cittadini di questo paese, che si possa venire discriminati in base alla nazionalità! Uguali Diritti per gli Italiani! 


mercoledì 13 giugno 2018

Rock Against Capitalism!

Faustrecht: KLASSENKAMPF!
"They always praise their free economy, which only creates poverty and unemployment! What brings us the stock market, the speculator area? It destroys old values ​​and satisfies their greed! Fight for your class! Because we are not important! Fight for your class! We do not go to our knees!"
LOTTA PER LA TUA CLASSE SOCIALE!
 

giovedì 7 giugno 2018

Onore a chi difende la propria terra!

Ha più DIGNITA' questo animale, questo orango, che tenta disperatamente di difendere la sua terra, il suo habitat, la sua casa, la foresta dove vive, che miliardi di 'zombies umani' asserviti al denaro, al capitale, al neoliberismo, che ogni giorno accettano passivamente la distruzione del mondo in cambio di trenta denari e qualche cellulare per farsi selfie...


In Indonesia, nazione che possiede (per ora) la terza foresta tropicale più grande al mondo, la deforestazione ha raggiunto livelli allucinanti. 
Si tratta della cosiddetta “foresta primaria”, quella più antica, che ha conservato la propria composizione originaria senza esser mai stata distrutta e poi ripiantata. Circa il 10% delle piante, il 17% delle specie di uccelli e il 12% dei mammiferi di tutto il mondo vivrebbero in questa area del globo.
Un'area sotto attacco da parte del capitale globale criminale, privo di scrupoli, che tutto distrugge, animali, piante, culture, tradizioni. Tutto sacrificato in nome del Dio denaro, del profitto, del lucro di pochi vampiri che già possiedono ricchezze immense ma che non ne hanno mai abbastanza. 
Per quanto tempo ancora accetteremo passivamente tutto ciò? Per quanto tempo ancora accetteremo di svendere la nostra Anima e il nostro Futuro in cambio di qualche ninnolo e di qualche cazzata consumista?


mercoledì 6 giugno 2018

Struggle goes on!

Support the autonomous 
anticapitalist struggle in Europe!
NO SURRENDER!


mercoledì 30 maggio 2018

Le parole di Oettinger confermano gli obiettivi delle tecnocrazie!


Le parole del commissario Ue al bilancio Gunther Oettinger  confermano quanto ormai diciamo da anni: le oligarchie affaristiche (finanziarie e imprenditoriali) e le istituzioni tecnocratiche sovranazionali a loro legate lavorano unicamente per comprimere le sovranità nazionali. Con un unico obiettivo finale: l’omologazione planetaria e l’economicizzazione (schiavitù) dell’intera umanità!


Già 40 anni fa, a fine anni ’70, a qualcuno era chiara la direzione imposta dal capitalismo mondialista a Nazioni e Popoli:

“Sta diventando evidente che le imprese multinazionali troverebbero redditizio imporre al mondo un internazionalismo che eliminasse tutte le possibili barriere culturali, istituzionali e politiche alla loro espansione senza limiti. Le imprese multinazionali hanno bisogno di un mondo senza sorprese, come lo chiamano alcuni responsabili della pianificazione d’impresa”.
(G. Luciani, “Il potere multinazionale”, Ed Buffetti, 1977)





domenica 27 maggio 2018

Italia-Unione Europea: quanto paghiamo e quanto riceviamo.

Viste le vergognose polemiche degli ultimi giorni, riteniamo utile ricordare a tutti che a livello europeo l'Italia è un paese CREDITORE ATTIVO della UE, visto che la nostra nazione versa ai burocrati di Bruxelles molto di più di quanto riceve, e questo da anni!

Nella tabella sotto un riassunto esaustivo tra contributi versati e ricevuti, che mostra senza ombra di dubbio come il nostro paese, definito meschinamente dalla stampa di alcuni 'partner' europei come 'scroccone', sia invece un CONTRIBUTORE NETTO in Europa, uno dei paesi che più contribuiscono allo sviluppo comune, ricevendo di ritorno molto, ma molto meno, il tutto condito però da continui schiaffi e insolenze da parte degli oligarchi UE (spesso anche per via della passività dei politicanti nazionali). 


BASTA CON L'ARROGANZA 
DELLE OLIGARCHIE DI BRUXELLES!




domenica 13 maggio 2018

Skullhead: "Blame the bosses!"

Una grande band. Una grande canzone. Un testo immenso! Consapevolezza, sociale e politica, allo stato puro! Ed era il 1989.

SKULLHEAD: BLAME THE BOSSES!

I just do not sure blame you mate
When I look in your eyes and I just see hate
Don’t blame the blacks for the situation
They’re just a capitalist creation
I know that they shouldn’t be here
But they’re not the enemy to fear
The bosses are our enemy
Smash their power, save our country
So blame the bosses for the blacks
They’re the ones who stab our backs
Blame the bosses for the blacks
Fight the bosses, fight back fight back!
The reds they have not got a clue
They use the blacks for power too
Worse than the bosses, just commie scum
And like the bosses, their time will come
Repatriation is the only solution
Destroy cheap labor and rich boy pollution
Nationalism for every creed
Smash the bosses smash their greed!!!


sabato 5 maggio 2018

35-49enni: una generazione sacrificata sull'altare del profitto delle imprese!


Una delle finalità che ci siamo posti fin dalla creazione di questo blog, ormai quasi 10 anni fa, è sempre stata quella di mostrare aspetti poco considerati dai media ufficiali, specie in campo economico. Avendo ben presente che il sistema capitalista, il liberismo economico, non sono una benevolenza per cittadini e nazioni, ma bensì catene imposte dalle oligarchie dominanti sui popoli.
Uno degli aspetti, uno dei più odiosi, di questo vero e proprio sistema dittatoriale riguarda l'ormai pluridecennale guerra scatenata in Italia dalle classi imprenditoriali contro i lavoratori.
Il quadro complessivo della società italiana odierna mostra come i lavoratori siano sempre più marginali, con salari sempre più striminziti (a cui fanno invece da contraltare i picchi straordinari raggiunti dai compensi del management e dai profitti degli imprenditori). Un sistema ormai completamente strutturato su ingiustizie, precarietà, insicurezza, sfruttamento e povertà, con politiche di welfare inutili e insensate, lontanissime dai modelli europei, in un paese dove la politica è ormai da anni, a sinistra come a destra, totalmente schierata dalla parte di imprese e imprenditori.
Una delle vittime di questa vera e propria guerra di classe è la generazione dei 30-40enni, che pure il Sole 24 Ore ha dovuto riconoscere come "La generazione sotto scacco"!
I dati Istat mostrano impietosamente come nella fascia dei 35-49enni i disoccupati hanno superato ormai il milione (1 milione e 41mila a marzo 2018, +3,4% in un anno) e continuano ad aumentare, rilevazione dopo rilevazione, senza che nessuno evidenzi la cosa. Mentre politica e media brindano al calo della disoccupazione giovanile e a presunti 'record di occupati' (sminuendo oltretutto l'impatto della precarietà), c’è un buco nella forza lavoro italiana che continua ad allargarsi: in un anno nella fascia 35-49 anni si contano 246mila occupati in meno. Una vera e propria 'crisi sociale' tenuta scrupolosamente nascosta o quanto meno lontana dai riflettori.
Questo disastro, questa macelleria sociale di cui un'intera generazione sta pagando un conto salatissimo, è stato provocato da insensate e criminali politiche 'del lavoro' precarizzanti travestite da 'riforme' unicamente per far aumentare i profitti delle imprese, specie quelle esportatrici! Disastro che si ripercuote poi sul sistema stesso, provocando la stagnazione dei consumi, la chiusura di migliaia di strutture commerciali e quindi la crescita più bassa d'Europa, inferiore addirittura a quella del Portogallo!




martedì 1 maggio 2018

INTERVISTA CON MAX G., EDITORE DELLA RIVISTA NR 'RIVOLTA'!


Circa 20 anni fa usciva in Italia ‘Rivolta’, rivista nazionalrivoluzionaria unica nel suo genere, portabandiera in quello spezzone di anni ’90 delle Idee e delle visioni di un certo ambiente militante politico e sociale.
Per onorare la memoria di quella grande rivista, senza dubbio una pietra miliare nel panorama della propaganda NR, abbiamo quindi realizzato una breve intervista con Max, l’ideatore e redattore della rivista.


Max, come è nata l’idea di realizzare una rivista come Rivolta? Quali erano i valori e i riferimenti a cui si richiamava e a chi era destinata la rivista?
Innanzitutto grazie per l’intervista e lo spazio che mi concedi. Rivolta nacque nella primavera del 1997 all’interno del Raggruppamento Giovanile AVANGUARDIA GIOVANILE del Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Nacque con lo scopo di spronare, illuminare e stimolare, fornendo armi culturali per la lotta senza tregua contro le oligarchie capitalistiche, i Fantocci dell’UE e le puttane dell’Imperialismo Amerikano. Era rivolta essenzialmente alla Base Giovanile del Movimento ed a tutte quelle realtà Nazionalrivoluzionarie che lottavano contro la Società Capitalistica Borghese e che appoggiavano la Lotta degli Oppressi contro gli Sfruttatori. A tutte quelle realtà, insomma, che rappresentavano l’Antisistema senza settarismi o dogmatismi. I valori e il patrimonio ideologico di riferimento della Rivista era il Socialismo Rivoluzionario e di Avanguardia le cui radici si possono ritrovare nella seconda metà del Secolo XIX con la fusione delle correnti Nazionaliste e del cosiddetto Socialismo Utopistico pre e/o anti-marxiano. Mi consideravo, anzi ci consideravamo, gli eredi ideologici di uomini quali Blanqui, Mazzini, Sorel, Corridoni e di quel Sindacalismo Rivoluzionario che fu anche dei fratelli De Ambris. I fieri eredi del Fascismo Diciannovista, della Rivoluzionaria e tragica esperienza della R.S.I., delle Croci Frecciate Ungheresi, del Socialismo Nazionale di Otto e Gregor Strasser e delle SA di Stennes, del Nazionalismo Rivoluzionario dei Freikorps e del loro nichilismo eroico di combattenti liberi, presente anche in Jünger, nella sua visione nazionalista e quasi dionisiaca della vita, accostabile al pensiero nietzschiano, del Nazional-sindacalismo di Ramiro Ledesma Ramos, del Movimento ascetico spirituale dei legionari rumeni di C.Z. Codreanu, del Nazional-Comunitarismo Grand’Europeo del più geniale ideologo del secondo dopoguerra, Jean Thiriart. In un certo senso, perdonami l’esagerazione, ci consideravamo anche figli eretici di Anarchici come Malatesta, Durruti o di Comunisti come Spirito, Bombacci, uomini che dedicarono la vita all’Apostolato Sociale.

Se non ricordo male, tu provenivi dall’esperienza di Base Autonoma. Quale peso e influssi ha avuto questa esperienza sul progetto editoriale di Rivolta? Com’era il contesto politico all’epoca?
Ricordi bene. All’epoca io ero nel Direttivo dell’Associazione Culturale Liguria Fronte Skinheads e vivevo l’impegno politico in maniera assoluta e totalizzante. Il nostro movimentismo, che caratterizzava l’approccio alla politica da parte del movimento Skins, ci portò ad entrare in contatto con le altre realtà Nazionalrivoluzionarie fine anni Ottanta, primi anni Novanta, come DART, il Movimento Politico, Ideogramma ed il Sentiero. Noi come Associazione Skinhead (LFS, VFS, AS) eravamo intenzionati a non limitarci a portare avanti un progetto solo musicale  ma a fare attività politica attiva sul territorio, quindi ci ritrovammo ad aver di fronte le altre realtà NR con le quali era possibile rapportarsi. Ci trovammo così a stringere una vasta rete di contatti a livello nazionale e internazionale. Questo nostro approccio movimentista nazionalrivoluzionario e di apertura nei confronti di realtà, contesti e ambiti fino ad allora considerati parecchio distanti, portò alla possibilità di concretizzarsi nelle sembianze di un nuovo contenitore politico che prenderà il nome di Base Autonoma. Questa Federazione di Gruppi mutuava il nome dall’esperienza avviata in Spagna da diverse organizzazioni NR. Tali gruppi operavano a livello nazionale sotto la sigla Bases Autonomas. Diciamo che questa esperienza mi ha formato a livello di Militanza rivoluzionaria ma non ha influito sul progetto Editoriale di Rivolta in quanto troppo distante il contesto in cui operavamo e diversa la situazione politica. Il fatto poi che avevamo subito una repressione durissima mi aveva insegnato ad approcciarmi tatticamente in maniera nuova. Insomma avevo capito che innanzitutto era importante cercare di arrivare al cuore della gente, rigettando la retorica o l’eccessiva ostentazione di atteggiamenti difficilmente digeribili dalla gente. D’altronde la legge liberticida “Mancino” fu il primo esempio di Totalitarismo Democratico. Fu l’arma con cui il Sistema ci colpì e molti di noi ci cascarono e la gente comune nemmeno se ne accorgeva. Una legge fatta apposta per noi. Ma che gentili!
Il contesto era quello dove il Mondialismo incominciava a celebrare i suoi fasti con l’utilizzo di un’immigrazione sempre più fuori controllo e dove il Liberal-Capitalismo regolava i conti a modo suo. I Signori del Sistema volevano strapparci un “Sì” rassegnato alla logica dell’economia “liberista” del Mondialismo e dell’immigrazione selvaggia che altro non avrebbe provocato che neo-schiavi a buon mercato.

Quanti numeri sono stati pubblicati? Che accoglienza aveva avuto la rivista ai tempi?
Furono pubblicati 4 numeri dal Giugno del 1997 ad Aprile del 1999. La Rivista fu accolta molto bene dal momento che tutti i numeri raggiunsero la cifra di circa 1500 copie distribuite. Rivolta fu per molti la rivista per chi non voleva arrendersi alla morte lenta ma inevitabile delle intelligenze, delle culture e delle Tradizioni dei Popoli Indo-Europei. La Rivista di chi diceva NO alla logica politica dei due poli liberal-capitalisti che riproponeva lo sfruttamento, l’inquinamento e il dominio del Capitale apolide e cosmopolita in stile “salsa” Yankee.

In Rivolta è presente una grande attenzione alle tematiche NR in un’ottica anticapitalista e antimondialista. Diversi articoli trattano del tema dell’autonomia, in una sorta di anticipazione di certe tendenze che prenderanno piede in tutta Europa negli anni 2000. Cosa ne pensi, a distanza di 20 anni?
Io ho sempre pensato che una Rivista NR deve essere il seme e il Popolo la terra. Bisogna dire che Rivolta nasce dal riflusso dell’anima NR colpita duramente dall’ “Operazione Runa” e che quindi per l’avvenire della Opposizione Nazionale e Sociale la nuova discriminante non doveva più essere la vecchia dicotomia destra/sinistra, mantenuta dal Sistema per dividere i Rivoluzionari, ma fra i sostenitori del liberismo economico borghese ed apolide ed i nuovi rivoluzionari radicali dell’ALTERNATIVA GLOBALE al Sistema, conscia del proprio patrimonio ideologico e storico. Rigenerarsi era la parola d’ordine di autocritica politica ed ideologica in vista del rinnovamento totale e vincente, senza MAI rinnegare però nulla. Volevo/volevamo dare con questa Opposizione di Popolo, Sociale e Nazionale, innanzitutto una risposta antitetica alla “mentalità borghese” ed allo “spirito mercantile”. Pensavo, a torto o a ragione, dopo 20 anni probabilmente sbagliando, che stavano maturando le condizioni perché l’Unità Anti-Sistema della Nuova Opposizione Sociale ed il nuovo Socialismo Rivoluzionario, significasse l’affermazione della coscienza rivoluzionaria di tutte le classi lavoratrici, il soggetto storico che avrebbe potuto seppellire l’Imperialismo Sionista-Amerikano ed i suoi servili alleati borghesi. Volevo, con Rivolta, che fosse chiaro che non bisognava fare gli errori “mortali” del vecchio MSI perché il nemico principale era proprio la destra borghese che in seno ad esso si annidava. Una destra borghese, connubio immondo di reazionarismo ed egoismo, i cui paladini erano Fini e Berlusconi ma anche Prodi e D’Alema con le loro “pozioni mortali” ultra-liberiste. Volevo scuotere le pesantezze sociologiche ed ideologiche accumulate in decenni di sconfitte politiche, riavvicinandomi alle origini del movimento NR, con ciò che costituiva l’essenza stessa del Nazionalismo. Con Rivolta, volevo procedere ad una genealogia del Nazionalismo, quantomeno liberarne l’essenza, definendo un progetto politico senza concessioni di linguaggio agli elementi destrorsi che parassitavano il Nazionalismo Rivoluzionario. Volevo lasciarmi alle spalle i rottami ideologici dell’estremismo destrorso, come i marci steccati del dogmatismo auto-riflettente del “destra-sinistra”. Sapevo che questo compito era arduo e lungo. Rivolta voleva ESSERE formazione non dogmatica ma NUOVA, RADICALE, DURA e ATTRAENTE. Non volevo più rinchiudermi, cioè, all’interno di ideologismi angusti e dogmatici compromettendo l’agilità rivoluzionaria e ricadendo in schematismi infruttuosi. Per me il concetto di Autonomia e di Gruppi Autonomi doveva essere la struttura fondamentale del Movimento Nazional-Rivoluzionario e dell’Azione Diretta di Popolo. Secondo me un piccolo numero di militanti autonomamente organizzati, però mai indipendenti, dovevano essere l’Avanguardia Rivoluzionaria in prima linea.

La musica, nei suoi diversi generi, diventa in quegli anni sempre più importante nel campo nazionalista come mezzo per ispirare le lotte e per veicolare le idee. Rivolta essendo una rivista militante a 360 gradi, dedicava grande spazio alla musica. Che ci dici in merito? C’era qualche band che vi aveva influenzato o colpito particolarmente?
Io ho sempre pensato che la musica nazional-rivoluzionaria fosse un’arma a disposizione per svegliare la gioventù dall’immondo torpore creato dal liberal-capitalismo. Io sono cresciuto musicalmente con il RAC anche se col tempo i miei gusti sono cambiati ed adesso apprezzo anche altri generi estremi e radicali come il Black Metal. I miei gruppi preferiti rimangono Peggior Amico, Skrewdriver, Bunker 84, Legion 88, Der Sturmer, Kristallnacht, Stahlfront, Selbstmord.

Max ti ringrazio per il tempo concesso.  Vuoi ancora dirci qualcosa?

Grazie a voi per l’intervista. L’IDEALE CI HA DATO LE ARMI, CREDERE E’ IL NOSTRO SCUDO, LA SPADA DEL CORAGGIO E’ RIVOLTA AL FUTURO! Resistere per sopravvivere. Vivere per lottare. Lottare per vincere. La Vittoria per la Rivoluzione e la Rivoluzione per l’Uomo Nuovo. Ultima risorsa dei Popoli Indo-Europei di fronte al liberismo mondialista, il Nazionalsolidarismo è più che mai la SOLA IDEA RIVOLUZIONARIA in Europa. Il Risveglio dei nostri Popoli e l’Alba di un mondo rinnovato ha questo nome: il Nazionalsolidarismo rivoluzionario!

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venerdì 20 aprile 2018

Peggio di Grecia e Portogallo!

L'Italia cresce meno di Grecia e Portogallo. Questa la realtà delle prestazioni economiche nazionali. L'Italia, che nel 1991 era la quarta potenza mondiale e che tutt'oggi resta pur sempre la seconda potenza manufatturiera in Europa, oggi cresce meno di tutti nel continente. Ma ai nostri politici va bene così. Anzi, benissimo: "Avanti così" esorta il ministro Padoan. L'export tira, tira da matti, come i dati dei mesi scorsi confermano: esportazioni aumentate del 7,3%, raggiungendo i 330,7 miliardi di euro, mentre i tedeschi crescono del 6,4% e i francesi del 4,1%. Pochi stanno facendo profitti paurosi! Ma a differenza di Francia e Germania, così come di tutti gli altri paesi europei, il mercato interno italiano è un disastro, con i consumi al palo o in calo, il numero di disoccupati ormai stabile a due cifre, la precarietà che la fa da padrone in ogni ambito e un futuro tetro per sempre più italiani! Ma l'importante è che padroni e padroncini abbiano sempre a disposizione legioni di disperati senza futuro (e dove agli autoctoni si assommano sempre più immigrati, i quali, grazie anche a controriforme padronali come quella dell'Isee, si pappano ormai fette sempre più consistenti di welfare, lasciando a bocca asciutta i nativi), così da poter ridurre gli stipendi sempre più. Tanto loro esportano, che gli importa del mercato interno!
Un quadro che mostra un'Italia ormai ridotta al rango di 'repubblica delle banane': economia ormai centrata unicamente sull'export, con zero attenzioni al mercato interno. Altro che 'instabilità politica': sono la disoccupazione cronica dilagante (specie in età avanzata, tra i 35 e i 49 anni), il crollo dei consumi, la chiusura continua di attività commerciali, la precarietà permanente, l'assenza di ammortizzatori sociali adeguati e di un sistema di welfare decente a far colare a picco l'Italia. E purtroppo, nel desolante quadro politico attuale, non ci sembra di vedere alternative a questa deriva!

venerdì 13 aprile 2018

Contro l'aggressione alla Siria!

CONTRO L'IMPERIALISMO MONDIALISTA!
CONTRO L'AGGRESSIONE ALLA SIRIA!


lunedì 26 marzo 2018

Prima del Reddito di Cittadinanza


Negli ultimi tempi si fa un gran parlare della proposta del M5S di RDC, come se fosse una novità nel panorama politico italiano. Ma chi proviene da una certa storia politica ricorderà molto bene che già più di 20 anni fa, nel 1995, la Fiamma Tricolore aveva (ed ha tuttora) nel suo programma la richiesta di introduzione di un Reddito Monetario di Cittadinanza e che uno dei punti cardine dell’azione politica del MSFT già in quegli anni era la proposta del salario minimo di inserimento sociale. Ciò grazie alla sensibilità sociale e politica di un personaggio non convenzionale come Pino Rauti, definito negli anni ‘70 dalla sovietica Pravda come un “incendiario di anime”, espressione di un Nazionalismo rivoluzionario socialmente e culturalmente alternativo alla ‘destra’ borghese funzionale ai diktat neoliberisti! Un Nazionalismo che aveva nel concetto radicale di Giustizia Sociale e nella messa in discussione del capitalismo i pilastri di una cultura politica realmente riformatrice e attenta alle esigenze e ai bisogni delle classi popolari e delle fasce più deboli della società (oggi in pauroso aumento) spesso snobbate dai politicanti reazionari. Rauti già ai tempi era conscio che uno dei problemi più grossi che attanagliano l’Italia è senza dubbio quello della disoccupazione cronica, della disoccupazione involontaria permanente, e che l’unica via per combattere adeguatamente questo cancro rimane quella del reddito minimo! Una battaglia purtroppo dimenticata!


L'articolo sotto, del 1999, dimostra come già anche 20 anni fa la disoccupazione cronica fosse un problema rilevante nella nostra nazione. Oggi le cose sono peggiorate, ma poche, pochissime, sono le soluzioni proposte, purtroppo!






giovedì 22 febbraio 2018

Basta con le delocalizzazioni! Il caso Embraco.


Embraco (che sul suo sito web si autodefinisce “antesignana della globalizzazione”, il che la dice lunga) è il tipico esempio di come agiscono le multinazionali straniere in Italia: arrivano, comprano (spesso a prezzi stracciati) aziende italiane o pezzi di esse, arraffano fiumi di fondi pubblici e agevolazioni fiscali (che in Italia, paese in cui tutti gli imprenditori stanno sempre a piangere miseria e lamentarsi delle tasse, sono garantiti a chiunque senza dovere nulla in cambio) e poi, dopo aver per bene depredato tutto il possibile, se ne vanno all’estero, delocalizzando la produzione, ovviamente dopo aver fatto formare i lavoratori stranieri dai più esperti italiani e portandosi via i macchinari! Con tanti saluti ai quasi 500 lavoratori italiani che negli anni scorsi avevano già fatto molti sacrifici per evitare chiusure. Secondo quanto detto da Regione Piemonte, Embraco avrebbe incassato la bellezza di 15 milioni di euro. Secondo noi questi soldi devono essere restituiti in blocco e devono essere confiscati tutti i macchinari e tutte le strutture, a cui si deve aggiungere l’imposizione di un dazio ad hoc per i prodotti Embraco-Whirlpool in rientro in Italia. Anche se l’UE è contraria! Basta con l’arroganza dei capitalisti mondialisti, difendiamo l’Italia e il lavoro italiano!


sabato 17 febbraio 2018

Globalizzazione, non un fenomeno ineluttabile!


“La globalizzazione economica, politica, culturale e dei costumi di tutti i Popoli della Terra –il Mondialismo- non è quindi un fenomeno ‘naturale’ o necessario o ineluttabile determinato dalle leggi interne di un qualche inarrestabile ‘sviluppo’ del mondo  da un punto di partenza a un punto di arrivo (Nuovo Ordine Mondiale, fine della Storia, regno di Dio, Comunismo Mondiale o qual altro scenario apocalittico). La Globalizzazione non è nella ‘logica delle cose’: essa non è un processo inevitabile, oggettivo e autonomo a cui occorre adeguarsi come a un’irrevocabile volontà divina (di quale dio?). La globalizzazione è solo l’obiettivo pratico e deliberato che uomini concreti, organizzazioni con tanto di nome e di sede legale, sistemi informativi, massmediali ed editoriali vogliono raggiungere per il proprio potere personale e di gruppo.” (‘Dominio globale. Liberoscambismo e globalizzazione’, G. Santoro, Editrice Barbarossa, 1998)


mercoledì 31 gennaio 2018

Italia 2018: più lavoro nero, paghe basse e sfruttamento!

Vabbè, continuano a definirla impropriamente 'crisi', ma a nostro avviso quella in atto dal 2008 è una vera e propria GUERRA senza pietà condotta dalle oligarchie dominanti e dalla classe imprenditoriale contro i lavoratori senza raccomandazioni e senza calci in culo, i precari e i non privilegiati italiani!
I dati che emergono dal focus del Censis "Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro" mostrano una realtà ormai non più sostenibile: in questi anni la scusa della 'crisi' ha portato ad un abbassamento della soglia di continuità, della permanenza e della stabilità del lavoro. Tradotto in parole povere: c'è sempre meno lavoro, sempre più instabile, malpagato e precario, nel mentre imprese e imprenditori criminali hanno fatto cassa sfruttando questa situazione di sempre più disperazione di molti italiani. Infatti, il Censis che questo periodo "per molti si è tradotto in una rincorsa affannosa a «un lavoro a ogni costo», all’accettazione di condizioni lavorative peggiorative e, nello stesso tempo, alla diffusione di comportamenti opportunistici che hanno alimentato l’area dell’irregolarità nei rapporti di lavoro, l’evasione fiscale e contributiva, il riemergere di fenomeni di sfruttamento del lavoro". Una situazione che sicuramente deve molto al fatto, tutto italiano (e che guarda caso torna utile solo agli sfruttatori), dell'assenza di un welfare adeguato che nelle altre nazioni europee, dove è presente un reddito minimo per chi perde il lavoro e vengono portate avanti politiche attive degne di questo nome (e non come qui, dove si ricevono poche briciole e poi si viene abbandonati a se stessi) per aiutare chi perde il lavoro ed è vittima della precarietà criminale!

Qui l'articolo: http://www.lastampa.it/2018/01/31/economia/lavoro/la-crisi-fa-impennare-il-lavoro-nero-e-dimezza-i-salari-u1Yf7OCWdd9tOtA4r3gsfN/pagina.html



sabato 27 gennaio 2018

Ormai siamo giunti a parlare di 'reintroduzione della schiavitù'

Veramente non credevamo ai nostri occhi quando abbiamo notato in rete questo articolo:


Non ci sono parole per esprimere cosa pensiamo. Invitiamo tutti a leggere il testo in questione: 

A questo punto siamo arrivati? A parlare tranquillamente di 'schiavitù'? Nel mentre ristrette oligarchie macinano profitti stratosferici e accumulano ricchezze immense, per gli altri, specie per i non privilegiati, si prospetta un futuro di schiavitù? 

Il capitalismo E' UNA FOLLIA! La globalizzazione è un CRIMINE! Da fermare al più presto, se non vogliamo finire tutti in catene!


martedì 23 gennaio 2018

In campagna elettorale cala il silenzio su povertà e disoccupazione!

La campagna elettorale di questo inizio 2018 ci conferma alcune tendenze ormai in atto da tempo: l'egemonia culturale e politica del neoliberismo imperante, nelle sue forme progressista e destrista. Se avete notato, si parla di tutto, dalle solite tasse da abbassare per le imprese (ormai gli unici veri referenti della politica tutta) ai soliti refrain sugli immigrati (che tanto nessuno, ma proprio nessuno farà mai nulla per bloccare i flussi irregolari! Ve li immaginate certi politicanti, referenti delle aziendine esportatrici, bloccare quella che è una vera e propria manna che serve a far calare gli stipendi e a fornire legioni di disperati tanto utili agli imprenditori? Ma figuratevi!) ma poco o nulla su disoccupati (7,7 milioni di italiani) e poveri (milioni anche quelli). Come se non esistessero. Gli italiani disagiati e impoveriti sono come scomparsi dal dibattito politico. E magari qualcuno spererebbe anche spariti dall'Italia. Forse povertà e disoccupazione sono temi ormai fuori moda, non fa chic parlare di queste cose. Non piace al governo, perchè dimostrerebbe l'inutilità delle misure attuate (a cominciare dal REI, misura vergognosa e direi pure discriminante, visto che fa differenze tra povero e povero, caso unico in Europa!), e non piace all'opposizione, che evidentemente non ha nessuna intenzione di intervenire, se vincesse, su questi problemi. Ma neppure i partiti minori mettono al centro dei loro discorsi questi temi, privilegiando tematiche più consoni al sistema o addirittura radical-chic! Insomma, in epoca di globalizzazione rampante e capitalismo totale nessuno si interessa del presente e del futuro di milioni di italiani non privilegiati. La nostra speranza è che questi milioni di italiani non si facciano prendere in giro, delegando a politicanti a cui non frega nulla di certi problemi, e capiscano che questo sistema non si può riformare ma solo cambiare!


venerdì 12 gennaio 2018

Aggiornare il sistema di welfare, verso la Giustizia Sociale!


Noi lo diciamo da sempre: l'aggiornamento del sistema di Welfare è ESSENZIALE per cercare di introdurre il concetto di GIUSTIZIA SOCIALE come perno della nostra società. A partire dall’inserimento del Reddito Minimo Garantito, che ormai è una necessità. E’ evidente che dove manca una forma di garanzia minima del reddito spesso prevale proprio l’assistenzialismo nel senso peggiore: quello corporativo, clientelare, discriminatorio. Costoso e inutile a migliorare la situazione. In Italia sappiamo di che cosa si tratta, visto che il costo del sistema di welfare è alto, ma con scarsi risultati, come dimostra lo schema postato. Mentre pochissimi ricevono tanto, tantissimi ricevono niente! Nel mentre le cifre si fanno drammatiche: quasi otto milioni di disoccupati, 5 milioni di poveri assoluti, 18 milioni di cittadini prossimi alla povertà, milioni di precari e milioni di italiani che non hanno più nemmeno le risorse per curarsi! Il capitalismo mondialista al suo top: pochi si arricchiscono, milioni si impoveriscono! Pensate che un sistema possa andare avanti a lungo così strutturato?



giovedì 11 gennaio 2018

"Il miglior sistema mai concepito"

Il bello è che trovi anche dei fessi che danno retta a ste idiozie ideologiche!